è un pò difficile ma è questione di pratca....... hajimemshou!
LA STRUTTURA DELLA FRASE
Abbiamo già fatto un discorso sul giapponese come lingua SOV, vediamo ora, in termini pratici cosa comporta e come si forma una frase in giapponese.
Quattro concetti da tenere ASSOLUTAMENTE a mente sono questi:
1. IL VERBO VA ALLA FINE DELLA FRASE
2. (Quasi) OGNI PARTE DELLA FRASE HA UNA SUA FUNZIONE LOGICA STABILITA DA UNA PARTICELLA CHE LA SEGUE
3. IL TEMA SI TROVA ALL'INIZIO DELLA FRASE
4. PIU' UN CONCETTO E' IMPORTANTE E PIU' SI TROVA VICINO AL VERBO
Vediamoli uno alla volta. Gli esempi saranno all'inizio solo in italiano perchè per ora ciò che è importante è solo capire.
1. IL VERBO VA ALLA FINE DELLA FRASE Purtroppo non posso fare a meno di usare un paio di termini difficili, Quel che va alla fine non è solo il verbo, ma l'intero "sintagma" che comprende il verbo, sia che il verbo sia un predicato nominale, aggettivale o verbale. Capiamo subito con degli esempi; in grassetto scrivo il sintagma verbale, la parte della frase che in giapponese andrà scritta alla fine della frase. Quel che è anche sottolineato è semplicemente il verbo e sarà sicuramente l'ultima parola della frase giapponese.
Partiamo con un predicato nominale.
-> Io sono uno studente. "Sono" è il verbo essere, "studente" è un nome, quindi il tutto è un predicato nominale. Ora complichiamo leggermente la frase: -> Io sono uno studente brillante. Non c'è più solo il nome "studente", ma anche l'aggettivo "brillante". Ma NON ho un predicato aggettivale, ho ancora un predicato nominale: "brillante" si riferisce a "studente" (come "uno"...). "uno studente brillante" è quel che si chiama sintagma nominale e sostituisce il nome "studente" dell'esempio precedente. Perchè? Perchè vi sto dicendo che non sono semplicemente "uno studente", uno che studia... ma "uno che è un drago nello studio"!... XD Complichiamo ancora la frase di esempio: -> Io sono spesso lo studente con il voto più alto della classe. "spesso" è ben legato a "sono", mentre "con il voto più alto della classe" è legato a "studente". Dunque ho ancora un predicato nominale, l'elemento essenziale è "sono lo studente", ma al posto di un semplice nome ho un sintagma nominale: "lo studente con il voto più alto della classe". Al posto del semplice verbo essere ("sono"), ho "sono spesso". Il tutto è il mio sintagma verbale e andrà alla fine della frase giapponese, il verbo essere sarà inoltre l'ultima parola della frase.
Vi ho parlato poi di predicato aggettivale. In italiano è solo una sfumatura del predicato nominale, in giapponese la cosa si fa un po' più difficile per colpa degli aggettivi e del modo in cui si usano. L'aspetto positivo è che non c'è nessuna differenza rispetto all'italiano se la frase è una semplice frase affermativa.
Esempio:
-> Elisa è (sicuramente) la più carina della classe. Vedete che la frase è molto simile: l'unica differenza è che invece di "sono uno studente" ho "è carina". "Carina" è un aggettivo, quindi ho un predicato aggettivale, "la più carina della classe" sarà un sintagma aggettivale. Vedete che i termini sono un po' difficili ma il concetto, no?! - "carina" da solo è un aggettivo, - se a "carina" aggiungo tutto ciò che specifica esattamente in che senso Elisa è carina, allora parlo del sintagma aggettivale
Vediamo infine il predicato verbale, il più semplice: -> Io vado. Abbiamo soggetto e verbo: la frase più semplice possibile. Sta da sola ma spiega poco... -> Io vado a dormire. "vado a dormire" è un concetto ben diverso dal semplice "vado". Si tratta di un sintagma verbale, come potrebbero essere anche "inizio a scrivere" o "devo vincere"... Ma ATTENZIONE! NON "vado a Milano"! Quale sia la mia destinazione non cambia, non influenza l'azione dell'andare! Invece... -> Io spesso vado a dormire presto. E' un soggetto, Io, più un sintagma verbale unico. Non sto salutando qualcuno in famiglia dicendo "beh, io vado a dormire...", sto dando una diversa informazione: "io vado a dormire (per es.) poco dopo cena" e ciò non è quel che sto facendo, ma un'azione che compio di solito, come un'abitudine! Insomma l'azione è modificata sia da "presto" che da "spesso". State attenti, però: -> Io ieri sono andato a dormire presto. "presto" fa ancora parte del sintagma verbale, ma "ieri", che come "spesso" è un avverbio di tempo, non fa parte del sintagma, perchè? Perchè come detto "spesso" trasforma l'azione "dell'andare a dormire", in un'abitudine! Se invece dico "ieri sono andato a dormire presto" oppure dico "mercoledì sono andato a dormire presto", l'azione avviene in giorni diversi (se non è giovedì XD), ma l'azione in sè non è cambiata di una virgola!!!
Ora facciamo un esempio di questo tipo in giapponese e capiamo perchè questo discorso è così importante. Scrivo la frase in romaji e in italiano, rispettando l'ordine giapponese delle parole, e divido le parti del discorso con un | . Infine traduco.
Watashi ha | kinou | koohii wo | nomimashita. Io | ieri | il caffè | ho bevuto. Io ieri ho bevuto il caffè E' una classica frase giapponese che vede in ordine: - il soggetto (che è anche tema della frase, vd sotto), watashi - un complemento di tempo, kinou - il complemento oggetto, koohii - e il verbo, nomimashita
Ma che succede se modifichiamo leggermente la frase sostituendo "ieri" con "spesso"? Watashi ha | koohii wo | yoku nomimashita. Io | il caffè | spesso ho bevuto. Io ho bevuto spesso il caffè "spesso", come "ieri", specifica un tempo, ma fa capire che avevo un'abitudine e non che ho semplicemente svolto un'azione! "Ho bevuto spesso" è il nostro sintagma verbale, perchè "spesso" modifica "ho bevuto"! Se ci fate caso anche in italiano, nella costruzione più normale, non forzata, della frase, i due riferimenti al tempo si trovano in posizioni diverse: "ieri" è prima del verbo, mentre "spesso" si trova dopo il verbo!
CAPITE ORA PERCHE' QUESTO DISCORSO E' COSI' IMPORTANTE! Costruendo la frase in giapponese dovrete stare attenti a dove mettere quelli che possono sembrarvi due complementi dello stesso tipo, perchè potrebbe non essere così!
2. (Quasi) OGNI PARTE DELLA FRASE HA UNA SUA FUNZIONE LOGICA STABILITA DA UNA PARTICELLA CHE LA SEGUE Noi siamo abituati ad introdurre con una preposizione molti complementi, per esempio: "Vado fra due giorni". Dove ho sottolineato il complemento e messo in grassetto la preposizione. Come vi ho già detto i giapponesi usano delle comodissime post-posizioni, e non solo per i complementi, ma per quasi tutto! Sono delle particelle "comodissime" perchè scrivendo senza spazi, appena ne troviamo una sappiamo che la parola è finita e quale è il ruolo della parola stessa nella frase. E' un po' come se riscrivessi la frase di prima così: "duegiorniFRAvado". Nella frase sul caffè abbiamo visto che sia il soggetto, io -> watashi, che il complemento oggetto, caffè -> koohii, sono seguiti da una post-posizione: - Watashi ha --> il kana "ha", は (si legge wa!), identifica il tema... l'argomento della frase, che spesso coincide col soggetto, ma vedremo fra poco. - Koohii wo --> il kana "wo", を (si legge come una "o" chiusa... come in pozzo), identifica il complemento oggetto.
E perchè un complemento di tempo come ieri o spesso non è seguito da una particella? E perchè vi chiedo allora io si dice "fra due giorni", ma anche "dopodomani" senza alcuna preposizione? Essenzialmente perchè certi avverbi, come in italiano non vogliono la preposizione, così in giapponese non vogliono una posposizione (p.e. ashita = domani, ima = adesso, asa = alla mattina/la mattina... non vogliono la post-posizione per il complemento di tempo).
3. IL TEMA SI TROVA ALL'INIZIO DELLA FRASE Il titoletto qui sopra dice già tutto da solo: se un tema della frase, quello seguito dal kana "ha", は , è specificato, si trova all'inizio della frase e ci dice di cosa stiamo parlando. Per capire esattamente cosa sia il tema vi rimando al paragrafo successivo: il tema ed il soggetto.
4. PIU' UN CONCETTO E' IMPORTANTE E PIU' SI TROVA VICINO AL VERBO Se si escludono il tema, che sta sempre all'inizio della frase, ed il predicato, che si trova sempre alla fine, tutte le altre parti della frase giapponese possono essere messe abbastanza liberamente tra tema e verbo. Con un'eccezione, il complemento oggetto! Facciamo ancora esempi in italiano per capirci. Mettiamo che qualcuno vi chieda cosa fate nella vita, potete rispondergli: "Io studio giapponese all'università". In giapponese, il complemento oggetto, l'oggetto del mio studiare, "giapponese" ha una posizione obbligata: subito prima del verbo!.
! Supponiamo però che abbiamo ben chiarito di essere studenti e il nostro interlocutore non vuole sapere cosa faccio "nella vita", ma cosa faccio, punto. Alla domanda: "che fai?" Possiamo rispondere, per esempio: "Io studio giapponese in biblioteca". "io" sono ancora il tema della frase, perchè l'interlocutore vuole sapere dei miei piani p.e. per quella mattina. Noi italiani poi con il tono di voce sottolineiamo la cosa più importante a seconda della situazione, i giapponesi possono comportarsi in modo diverso. Capiamoci. La stessa frase, "Io studio giapponese in biblioteca", può intendere due cose diverse. La cambio per evidenziare ciò che più conta. Immaginiamo che un nostro compagno di corso di giapponese all'università ci chieda cosa facciamo adesso... lui sa bene che se studio qualcosa, studierò giapponese, per cui "Io studio giapponese in biblioteca", per lui corrisponderà ad una frase tipo "io, il giapponese, vado a studiarlo in biblioteca (per cui se vuoi venire con me, andiamo...)" Immaginiamo ora di essere giapponesi (IUUHUUUU!!!)... ehm... un nostro compagno di liceo ci chiede che facciamo e rispondiamo: "Io studio giapponese in biblioteca". Per lui corrisponderebbe ad una frase tipo: "Io studio il giapponese (perchè ho l'interrogazione, se anche tu intendi studiare la stessa materia, ci possiamo aiutare)" Ciò che è più importante è diventata la materia che vado a studiare.
Dunque: posto che l'azione del predicato verbale non sia un'informazione nuova (i compagni sanno già che studio, un tizio qualunque no... p.e.) e posto che il tema della frase sono sempre "io" perchè la domanda riguarda me e quelli che sono i miei piani, ciò che è più importante andrà più vicino al verbo...
-> Quindi, "in biblioteca" = "toshokan de", nel caso in cui la domanda venga da un compagno del corso di giapponese. Watashi wa | nihongo wo | toshokan de | benkyoushimasu. Io | il giapponese | in biblioteca | studio.
-> Altrimenti, se la domanda viene da un compagno giapponese al liceo, che non sa in che materia io mi devo preparare, l'informazione più importante sarà il complemento oggetto "il giapponese" = "nihongo wo"... che andrà quindi più vicino al verbo. Watashi wa | toshokan de | nihongo wo | benkyoushimasu. Io | in biblioteca | il giapponese | studio.
IL TEMA ED IL SOGGETTO
! Innanzitutto una nota importante: da adesso, quando in romaji troverete la particella del tema, questa sarà scritta WA e non "ha". Non è cattiveria, è per abituarvi a pronunciarla! Tranquilli, la riconoscerete facilmente : se è da sola (o alla fine di un saluto p.e. konnichiwa), allora state sicuri che è il kana "ha", scritto は , che però va pronunciato, SOLO IN QUESTI DUE CASI, come "wa"!
Riprendiamo ora una frase già vista e cerchiamo di capire perchè il tema coincide in genere con il soggetto, ma non sempre. Tra ( ) spiego il contesto che chiarisce perchè il tema è quello segnato in grassetto. ES.1: - Io sono spesso lo studente con il voto più alto della classe. (sono io e non un altro!; oppure: tu sei brava nello sport, però io...) - Io in matematica sono spesso lo studente con il voto più alto della classe. (Io sono bravo, ma solo in matematica, perchè in letteratura faccio schifo...) Ancora un esempio... ES.2: - Io mangio il pesce, la carne, la frutta...ecc Sto parlando dei miei gusti --> io sono il tema! - Io mangio il pesce (volentieri... però il contorno del pesce non mi piace e vorrei non mangiarlo). E' un po' come dire: "Io, il pesce, lo mangio, però... Potrei scrivere semplicemente "io mangio il pesce", ma se in giapponese scrivo wa dopo il soggetto, la sfumatura che do alla frase è quell della prima frase, se wa lo metto dopo il complemento oggetto, il pesce, allora la frase assume un significato un po' diverso, tipo quello della seconda frase (il pesce sì, un'altra cosa no...).
-> Essenzialmente, l'esperienza mi insegna, se volete dire: "Per quel che riguarda...qualcosa/qualcuno" Allora avete trovato il tema.
-> Il tema può anche non essere presente! P.e.: "Hanako gioca in giardino con il suo cane". Ma se ci chiedono: "Hanako dov'è?" E rispondiamo: "Hanako è in giardino a giocare col cane" Sia nella domanda che nella risposta Hanako è l'argomento, il tema della frase!
-> Il tema può cambiare durante il discorso! In grassetto è evidenziato il tema! 1. P.e. qualcuno è stupito di vederci arrivare così fiacchi la mattina e ci chiede: "Ma tu bevi il caffè la mattina?" (o tu sei così scemo che magari ti prendi una camomilla...) Al che rispondiamo: "Alla mattina non lo bevo. Mi piace berlo dopo pranzo" Come vedete il tema è cambiato in un botta e risposta, con grande semplicità... 2. In modo simile: "Li leggi i giornali, la mattina?!" (com'è che non sai nulla di quel che è successo?!) "La mattina non li leggo... Alla sera li leggo..."
CONTINUIAMO CON L'HIRAGANA!
"Serie della H": HA HI FU HE HO は ひ ふ へ ほ
"Serie della B": BA BI BU BE BO ば び ぶ べ ぼ
"Serie della P": PA PI PU PE PO ぱ ぴ ぷ ぺ ぽ
"Serie della M": MA MI MU ME MO ま み む め も
Come potete vedere le prime tre serie usano gli stessi "segni": se alla serie della H si aggiunge il nigori (quelle specie di virgolette), si ottiene la serie della B, se invece si aggiunge il maru (quel piccolo cerchietto), allora si ottiene la serie della P.
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